Ebbene sì, con passo felpato, entra nella bozza del decreto Ucraina bis la norma che disciplina l’export delle materie prime. I rottami infatti, costituiscono materie prime critiche, così cita l’art 30. La loro esportazione è soggetta all’obbligo di notifica di 10 giorni prima dell’avvio dell’operazione, pena una sanzione amministrativa pecuniaria del 30 per cento del valore dell’operazione e comunque non inferiore ai 30 mila euro.

Questa norma trova il suo consenso in Federacciai che abbraccia in toto la scelta di porre un freno all’uscita delle materie prime, proprio per evitare che il mercato dell’acciaio possa collassare. A ciò si aggiunga un altro aspetto, quello occupazionale, infatti se sommiamo il costo del rottame al caro energia, il prezzo a magawattora oggi non permette di competere sul mercato.

Non è dello stesso avviso Assofermet, sostenendo che le uscite sono in realtà veramente esigue. il direttore  Luca Carbonoli solleva alcune criticità in merito alla norma, sottolineando che il rischio è quello di dover affrontare un eccesso di offerta,  data da una mancata domanda interna capace di assorbire il gettito. Di conseguenza verrebbe ad interrompersi il ciclo di raccolta e recupero di determinate materie prime.

La partita è ancora aperta.

Quali saranno le prossime azioni a difesa della produzione italiana?

Stay tuned!

 

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